mercoledì 22 dicembre 2010

Il tennis è magia

Tennis: una parola, tante emozioni.  È così che ci si innamora di uno sport: perdendo, vincendo, ma soprattutto lottando, per guadagnare rispetto e fiducia in se stessi. Il tennis è uno sport in cui si combatte sia con l’avversario che con la propria mente, risolvendo situazioni difficili, grazie alle quali riusciamo a crescere interiormente. Ci dà l’occasione per uscire dalla monotonia della quotidianità. Le emozioni che si provano su un colpo vincente, su un match point, in una sconfitta, sono emozioni uniche che non possono essere espresse con parole, ma vanno vissute sulla propria pelle. Come in tutti i campi della vita, solo col sacrificio e con la passione si ottengono dei veri risultati. Terra rossa, cemento ed erba sono superfici dove si lotta con il cuore per raggiungere obiettivi precedentemente fissati.
All’entrata in campo sei solo tu con la tua racchetta, contro il tuo avversario, pronto a lottare, pronto a portarti via il fatidico quindici che ti può dare la vittoria e la gloria o la sconfitta e la delusione. Ma come si può entrare a far parte di questo sport? Come dice il campione Agassi : ”Just get up and play” ovvero basta alzarsi e giocare, fosse così facile!!!  .
Purtroppo le aspettative per questo sport sono molto basse, e le possibilità di diventare qualcuno d’importante sono quasi pari a zero, ma in antitesi a ciò noi abbiamo la grande fortuna di avere sul nostro territorio strutture competenti e qualificate che permettono di allenarsi costantemente e duramente  sia d’inverno che d’estate. Inoltre si può contare sull’esperienza di istruttori che giorno dopo giorno cercano di compiere al meglio il loro lavoro. Infatti sia i giovani atleti che le persone adulte devono essere orgogliosi di questa realtà. Sfruttiamo al massimo le nostre risorse e divertiamoci all’insegna di uno sport fantastico.

    Fabio Mazzocco e Spicciolato Federico

Somewhere

Somewhere, film scritto e diretto da Sofia Coppola, è stato presentato alla 67a Mostra del Cinema di Venezia ed ha ricevuto il Leone d’Oro come miglior film.
Protagonista, è una famosa star del cinema Johnny Marco (Stephen Dorff) che in seguito ad una frattura ad un polso decide di vivere la sua convalescenza all’interno di un famoso albergo hollywoodiano. Johnny, vivendo separato dalla moglie e dalla figlioletta undicenne Cleo (Elle Fanning), trascorre le sue giornate tra lunghe dormite, sensuali spettacoli di lap dance e “monotoni” giri sulla sua Ferrari.
Cleo va a trovare il padre per pochi giorni, ma si rivelano così intensi da cambiare radicalmente il modo di vivere di Johnny, fino ad allora dominato solo da superficialità e gusto dell’effimero. L’amore della figlia riesce a rianimare il padre e riesce a ridargli quella forza che pensava di aver perso e che lo spinge a riflettere su progetti nuovi che possano farlo uscire da quella routine monotona tipica della sua vita da star. Con lei si reca a Milano per ricevere il Telegatto, dove incontra Simona Ventura, che interpreta se stessa nei panni della conduttrice del programma, e la soubrette Valeria Marini che, con “accenni” di volgarità, evidenzia il contrasto tra il mondo ipocrita della televisione e quello innocente di Cleo.
Il film si rivela significativo pur nella sua apparente ovvietà. La regista non delinea situazioni “costruite” né troppo complesse e fa in modo che l’intera vicenda si svolga in un’atmosfera di grande serenità. Eppure i lunghi silenzi ed i tempi dedicati ad inquadrature immobili favoriscono la ricerca del ritmo lento della riflessione, che va a contrapporsi nettamente al rumore del motore della Ferrari e al chiasso delle feste che si tengono nelle camere dell’albergo a cui Johnny partecipa frequentemente.
Somewhere fa sbocciare splendidi fiori del pensiero tra tanto rumore…
                                                Ilaria Matta

Scrivimi ancora

Uno straordinario collage di lettere, e-mail, bigliettini costituisce il fantastico romanzo sentimentale di Cecilia Ahern. Si tratta del secondo romanzo della scrittrice ventinovenne e pubblicato nel 2005.
Un’appassionante storia d’amore vissuta non esattamente come tutte le altre: Alex e Rosie ne sono i protagonisti. Si conoscono tra i banchi di scuola all’elementari e ben presto diventano grandi amici. Cominciano così a scriversi, anche più volte al giorno, per potersi raccontare ogni minima cosa. All’età di diciassette anni Alex però è costretto a partire per Boston e lasciare Dublino, dove vive la sua cara amica. Al termine del Liceo, Rosie potrebbe raggiungere Alex e continuare gli studi presso il Boston College, ma una piccola sorpresa la trattiene in Irlanda per il resto dei suoi giorni. Gli anni passano e i due costruiscono ognuno la propria vita: Alex con Sally, Rosie invece con Greg. I due amici non smetteranno mai di sentirsi né di confidarsi. Dopo circa dieci anni la storia tra Alex e Sally giunge al capolinea. Gli anni continuano a trascorrere, termina anche la storia tra Rosie e Greg ed Alex ne inizia un’altra, con Bethany. I due protagonisti sono però consapevoli di essere innamorati l’uno dell’atro, ma Alex, a causa di un imprevisto, è costretto a restare con Bethany. Equivoci, strane circostanze e la sfortuna continuano a tenerli separati. Ma se si presentasse un’ultima occasione, avranno il coraggio di mettere in gioco la loro amicizia in cambio del grande amore? Lo scoprirete solo leggendo…
Romanzo indimenticabile, pieno di sentimenti, brillante ed intelligente, è capace di commuovere il lettore pagina dopo pagina.
                                                Agnese Fusco

Acciaio

Per chi abita nelle periferie di città come Piombino, la vita non è affatto semplice. Non solo per gli adulti, costretti a lavorare illegalmente o a morire di fatica nelle roventi e crudeli acciaierie. Anche per i ragazzi, i quali, oltre che per i loro problemi adolescenziali, soffrono anche per quelli dei propri genitori e questo li porta a sviluppare una particolare mentalità, un po’ chiusa, ammaccata e inesperta, che fa catalogare loro il mondo, almeno quello conoscono, come una grande macchina distruttrice, della quale le poche vie d’uscita sono la bellezza e la popolarità. Anna e Francesca, immerse in questa realtà fino al collo, sanno di poter contare su queste due risorse e le usano eccessivamente.
Le due quattordicenni provano le loro prime esperienze, entrano nel vortice dell’amore, che le porterà però a trascurare la cosa più preziosa che hanno, l’unica perla utile alla sopravvivenza: l’amicizia. La loro speciale amicizia.
Nel suo romanzo, Silvia Avallone racconta la storia aspra, ma a tratti dolce e commovente di due famiglie, accomunate dall’amicizia di Anna e Francesca, e racconta come questa venga piegata, ferita, stropicciata ma non si romperà mai. Una storia piena di colpi di scena, che si stampa nella testa di chiunque la legga, che rispecchia, purtroppo, l’attuale, cruda realtà di moltissime città.

                Chiara Colantoni

Dentro di me

Una tetra foresta di rovi,
ogni mio passo mi ferisce e mi costringe esangue
mentre il buio mi divora...
ma se mi abbandono alla carezza della sera,
è solo per la speranza del sogno che mi possiederà...
Un sogno dolce, gentile, malinconico,
che mi difende arrendevole tra le sue braccia
e mi vince e mi quieta…
Ti prego, portami lontano
dove alcuna neve gela il mio corpo,
dove alcuna nebbia oscura la mia anima,
dove alcun dolore placa la mia ribellione.

                        Alessia D’Amico

Il boato...

Il boato fu tremendo. La gente si riversava in strada urlando e in preda al panico più totale. Andrea era rimasto lì, in mezzo alla strada, inebetito, bloccato. Intorno a sé c’era la folla che correva; la fabbrica che andava in fiamme insieme al suo quartiere; e intanto lui aspettava che da quella fabbrica uscisse la sua famiglia. Andrea, sebbene fosse nel bel mezzo della folla, della confusione, sentiva soltanto il suono come ovattato delle sirene dei vigili del fuoco e le grida di quelle persone che, insieme a lui, erano i protagonisti della tragedia. Il tempo passava ma Andrea era ancora lì, aspettava. La folla intanto scemava, ma la sua famiglia ancora non usciva. Ad un tratto si avvicinò a lui un agente di polizia che gli chiese: “Ehi, ragazzo! Cosa ci fai ancora qui? Vai, su, corri dalla tua famiglia. Ti starà aspettando!” e con un sorriso compassionevole si allontanò, lasciando Andrea lì, solo, in una strada dove ormai c’erano solo macerie. E poi c’era Andrea con delle grosse lacrime agli occhi rossi, dopo essersi reso conto che era rimasto solo, senza nessuno che si prendesse cura di lui. Fece per tornare a casa, ma decise di andare in un posto in cui si sentiva più sicuro, un posto in cui si sentiva protetto dalla sua famiglia anche essendo solo. Decise di andare nella casa di legno in riva al fiume che aveva costruito con il padre tempo prima. Si avviò verso il fiume e i suoi bellissimi occhi color smeraldo brillavano nell’oscurità della notte, come la luna su uno specchio d’acqua. Arrivò alla sua meta, si sdraiò sulla cassapanca sotto la finestra e, poiché era stanco, si addormentò con gli occhi ancora pieni di lacrime. La mattina dopo, quando si svegliò,  fuori c’erano solo nuvole e pioveva. Lui, così impotente, così triste, con i capelli biondi scuriti dallo sporco e dalla cenere dell’incendio, stava fermo immobile e pensava solo, sotto il tetto di quella casa, che era l’unico luogo dove sentiva ancora la presenza vibrante dei suoi cari. Pensava a tutte le volte in cui non aveva detto “TI VOGLIO BENE”, e a tutte le discussioni con la sua famiglia, che in tutti i suoi quindici anni non erano mai mancate. Ma soprattutto pensava e ripensava al fatto che aveva lasciato i suoi genitori senza un chiarimento. Infatti la stessa mattina dell’incendio aveva avuto un’accesa discussione con loro e ancora non aveva chiarito. Ma ormai era troppo tardi, sentiva che quel rimorso che cominciava a mangiargli l’anima lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Intanto aveva smesso di piovere, ma le nuvole non volevano andare via né dal cielo né dal cuore di Andrea. Dopo molti pensieri decise di tornare in quel quartiere maledetto, infuocato da quella fabbrica in fiamme che ormai per Andrea rappresentava l’egoismo e la sola cosa a cui gli uomini miravano: il potere. Si ritrovò da solo in mezzo ad una strada che non riconosceva più, sebbene ci fosse cresciuto. Fu solo allora che si rese conto che aveva perso tutto insieme a quell’incendio. La sua casa, i suoi affetti, ma soprattutto MAMMA e PAPA’. Ricominciò a piovere e insieme alla pioggia anche le lacrime di Andrea bagnavano quell’asfalto diventato ancora più nero a causa dell’incendio. Si guardò intorno e si ripromise che da quel giorno in poi sarebbe cambiato, lo avrebbe fatto per tutti coloro a cui voleva bene, ma che aveva perso. Mentre si allontanava, su ogni casa calò un silenzio irreale.
                                            Elisabetta Sammarone

Il sogno di Malika

 Disegno di Antonio Canale

Malika era una bambina di nove anni. Era.
Nelle pagine del suo diario scriveva così:


Caro diario,
lo so che ho solo nove anni, ma ho un sogno, che questa guerra finisca. Non voglio più vedere questi aerei buttare bombe sulla mia Palestina, e sono in pensiero per il mio amico Jarib che non sento da mesi. Sai, l’altro giorno ero uscita dal bunker, in cui mi trovo con la mia famiglia, per prendere dei viveri, come facciamo ogni tre mesi; ed ho visto, mentre mio padre correva tenendomi per mano, genitori portare in braccio bambini proprio come me, ma questi erano strani.
Erano rigidi. Bianchi. Immobili. Sembravano pezzi di ghiaccio, ma mai di un ghiaccio così duro  come quello di cui sembravano fatti gli occhi dei genitori. Mio padre poi mi ha spiegato  che quei bambini erano stati “estratti” dalle macerie di una scuola… Qui continuano a bombardare, ed io so solo una cosa, che ho paura, oggi sono passati tre mesi e devo uscire per prendere i viveri. Ti saluto ripetendo il mio sogno e sperando che un giorno si realizzi: “spero che la guerra finisca”, anche perché io voglio solo una vita normale, con i miei genitori, “in superficie”, e voglio andare a scuola, ritrovare i miei amici,.. Ora però devo andare.
A presto.

Questa è l’ultima pagina del diario di Malika.
Malika non farà più ritorno al bunker, durante l’ultima uscita è stata uccisa da una bomba.

Malika era una bambina di nove anni. Era.
Una bomba ha messo fine ai suoi sogni.
                                            Moira Di Paolo

No alle “pere”... sì alle mele! - Droga e alcool, il diavolo si vende in dosi

Per divertimento, per sballo, per disperazione, per sentirsi accettati: queste sono solo alcune delle ragioni che spingono il mondo giovanile ad avvicinarsi alla droga e all’alcool. Ma la causa principale che oggi porta i giovani a provare queste terribili sostanze è il consumismo, il materialismo da cui siamo circondati? Oggi i giovani hanno a disposizione tutto ciò che vogliono ed è per questo che non hanno più stimoli, non sentono la necessità di guadagnarsi qualcosa, tutto è servito loro su un piatto d’argento.
E tutto ciò a cosa porta? Alla NOIA, alla pigrizia... Come vincere questo stato d’animo così angosciante? Ovvio, con la droga, con l’alcool: insomma con qualcosa che “SPACCA” il cervello.
Chiunque decide d’intraprendere questo percorso autodistruttivo non ha la consapevolezza di andare verso una fine agghiacciante. Tutti iniziano con uno spinello o una birra, e poi? Sono tutti in grado si fermarsi?
I dati statistici parlano chiaro: un’alta, troppo alta percentuale (circa il 62%) di giovani entra nel tunnel, senza più uscirne, riducendosi a diventare una “persona” che vive solo in funzione di queste sostanze. Bisogna però focalizzare l’attenzione non solo sui morti, su coloro che non ce l’hanno fatta, ma anche su quelli che, nonostante siano entrati nel tunnel, hanno avuto la forza di uscirne. Tuttavia la più grande speranza che noi dovremmo avere, non è quella che cresca il numero dei “sopravvissuti”, ma quella che aumenti il numero di tutti coloro che dicono NO alla droga, NO all’alcool, NO alle compagnie sbagliate, NO alla debolezza, NO alla morte. Sono queste le persone da ammirare, quelle che la mattina aprono gli occhi avendo un obiettivo, un sogno, che non è quello di infilarsi una ago in una vena o attaccarsi ad una bottiglia. Quelle persone che lottano per la vita, che non fuggono dalla realtà, ma l’affrontano, perché è facile rifugiarsi in un mondo illusorio, in una realtà dove tutto pare perfetto. Beh, la realtà è bella proprio per le sue difficoltà, i suoi ostacoli, che devono essere affrontati e superati. La vita, infatti, è un dono, possediamo questo tempo, che non ci sarà restituito da nessuno, poniamoci degli obiettivi e raggiungiamo dei traguardi!

        Alessia Luciano e Ilaria Manselli

Pacchi di solidarietà



Come ogni anno l’ultimo sabato di Novembre si è svolta la Colletta Alimentare. Quest’evento, ideato e gestito dal Banco Alimentare, punta, mediante il prezioso aiuto di migliaia di volontari, alla raccolta di prodotti alimentari di primaria necessità da donare, in seguito alle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà. In tutti i supermercati di Castel di Sangro delle persone in divisa gialla hanno distribuito volantini per l’intera giornata, incitando la clientela a partecipare a questa forma di solidarietà, ovviamente tra i tanti volontari di Castel di Sangro c’erano anche i ragazzi del Liceo Scientifico, che devono i loro ringraziamenti per questa fantastica esperienza al prof. re Fioritto, organizzatore di questa zona. Questa non è l’unica funzione del Banco Alimentare, che si impegna quotidianamente per cercare di migliorare la vita altrui. Come ogni anno anche questa volta è stato un grande successo, e per gli anni a venire si spera in una partecipazione sempre maggiore.

        Francesco Belfiglio

Visita al Papa

Città del Vaticano - Il 27 ottobre 2010 si è tenuta in piazza San Pietro un’udienza del Santo Padre. All’evento abbiamo partecipato anche noi, accompagnati dalle professoresse Sigismondi, Caruso, Gasparri e Giampaolo.
Intorno alle 9:30 siamo arrivati in Piazza S. Pietro, simbolo della Chiesa che accoglie maternamente tutta l’umanità. Il Papa Benedetto XVI è arrivato alle 10,30, prima di iniziare l’udienza ha fatto il giro sulla sua “papa mobile”, ricevendo calorosissimi saluti da tutti.
La catechesi del Pontefice è stata fatta per la quarta volta su una donna medievale dell’Europa cattolica, Santa Brigida. Lei, come Santa Elisabetta, è stata sposa e madre esemplare, per poi vivere in monastero nella «preghiera, la penitenza e facendo opere di carità». In seguito, compì numerosi pellegrinaggi nell’Europa cristiana, in un momento in cui la Chiesa non era ancora divisa. Santa Brigida è perciò un modello per le famiglie, per le mogli e le madri, per le vedove e per l’Europa tutta. Infatti, Papa Benedetto XVI ha ricordato che «Giovanni Paolo II proclamò santa Brigida di Svezia compatrona d’Europa». L’intera piazza ha seguito in silenzio il discorso di Sua Santità, un intervento davvero toccante ed emozionante perché vicino a tutti.
Dopo il discorso del Santo Padre sono cominciati i ringraziamenti: una lunga lista di gruppi provenienti da Brasile, Canada, Spagna, Francia, Polonia, Germania, Italia e da tanti altri Paesi. Tra questi c’eravamo anche noi. Non ci sembrava vero. Nei minuti di attesa, lingua dopo lingua, nome dopo nome, l’ansia era alle stelle e quella lunga lista ci sembrava interminabile, poi finalmente abbiamo potuto dare sfogo alle nostre emozioni con un forte urlo di risposta al ringraziamento del Papa, che in particolar modo ha voluto ringraziare i fedeli, provenienti dalla diocesi di Sulmona Valva, accompagnati dal Vescovo Angelo Spina, il quale ha voluto ricambiare la visita del Papa a Sulmona del 4 luglio 2010.
Al termine dell’Udienza Generale, Benedetto XVI ha anche lanciato un appello riguardo il terribile ‘tsunami‘ che si è abbattuto sulle coste dell’Indonesia, colpita anche da un’eruzione vulcanica. Il pontefice ha espresso il suo più vivo cordoglio per le vittime e si è detto profondamente vicino alla popolazione del Benin, colpita da continue alluvioni. Ha inoltre invitato la comunità internazionale a fornire tutto il possibile aiuto per questa popolazione.
E’ stata davvero una bella esperienza che ci ha permesso di incontrare il Papa e di trascorrere momenti insieme, non solo con i fedeli della nostra diocesi, ma anche con ragazzi di altre città e addirittura di altre nazioni. E’ stato davvero piacevole vedere numerose persone diverse, ma unite dalla stessa fede.
                Leopoldo Belli

L’amor che move ‘l sole e l’altre stelle

Era il 4 maggio 2010 quando è iniziata la mia emozionante avventura con la scuola estiva di Fisica e Scienze Naturali al laboratorio scientifico sotterraneo del Gran Sasso. Lo stage regionale, riservato ai venticinque ragazzi più bravi nell’area scientifica della classe terza superiore, consisteva in dodici ore di lezioni frontali, sessanta ore di attività laboratoriali e undici ore di seminari.
Il mio primo step è stata la prova d’ammissione, insieme ad altri cinque studenti del nostro istituto, presso il Liceo Scientifico “F.Masci” di Chieti, dove dovevo rispondere a cinquanta domande di Fisica, Matematica e Biologia. Dopo una settimana arriva il responso: ammessa! Non ci credevo… eppure era proprio vero. A quel punto l’entusiasmo aumentava, d’altra parte serpeggiava anche la sensazione di non essere all’altezza … quante paranoie!
Comunque il 14 giugno seguente sono partita per Assergi, paesino vicino L’Aquila e ho visto per la prima volta i così tanto rinomati laboratori. Lì il famoso fisico Antonino Zichichi (da un’idea del 1979) li fece costruire e, dopo dieci anni di idee e proposte astratte, quest’anno per la prima volta il progetto ha preso vita, dando luogo allo stage. Appena arrivata mi sono immediatamente imbattuta nei primi seminari e sin da subito ho capito che queste due settimane sarebbero state una full-immersion nella scienza, anzi, più esattamente un “ritiro spirituale”. Okay, sapevo che Assergi era un paese estremamente piccolo, ma non mi aspettavo che l’albergo fosse isolato anche da questo microscopico centro, infatti si trovava alla base delle funivie! Nessuna via d’uscita, solo io e la scienza!
Dopo aver seguito seminari tenuti da importanti professori universitari, come Umberto Villante, riguardanti il DNA ricombinante, le nanoscienze o le tempeste solari, si è passati alla pratica: la sperimentazione. È stato un continuo intreccio tra fascino e divertimento da far inarcar le ciglia. Siamo partiti dalla Fisica per poi dedicarci alla Biologia. E così mi sono ritrovata faccia a faccia con nomi ed esperienze che conoscevo grazie ai testi scolastici. Spinta da un’irrefrenabile curiosità, ma soprattutto armata di tanta pazienza, ho verificato proprio con i miei occhi, con le mie mani, con la mia mente ciò che avevo studiato: la legge di Hooke, Stevino, Boyle o la spinta di Archimede, i famosi Drosophila Melanogaster di Morgan, questa volta utilizzati non per studiare i meccanismi ereditari legati al cromosoma X , ma per dissezionarli.
Come cambia tutto quando procediamo oltre rispetto alla pagina del libro! Prende vita!
Queste ovviamente sono solo alcune delle tante cose che hanno fatto palpitare quelle mie due settimane. Certo, per comprendere appieno quegli argomenti e quelle emozioni, bisognerebbe che ognuno vivesse un’esperienza del genere in prima persona. Non basta un semplice elenco o una sterile relazione per raccontare tutto. Sì, potrei descrivere accuratamente ogni singolo esperimento fatto o seminario seguito, ma non riuscirei a comunicare una così grande quantità di emozioni ed esperienze.
So di essere tornata a casa più ricca, di essere già pronta per una nuova partenza, che ho acquisito un’importante esperienza che mi rende capace di capire quali siano veramente le mie passioni. Come fanno tanti miei coetanei a considerare questa materia noiosa e difficile?  Naturalmente abbiamo gusti ed inclinazioni diverse, per fortuna! Ma, siamo sicuri di stuzzicare sempre la nostra curiosità, armarci della necessaria determinazione e... mettere quell’indispensabile pizzico di fantasia ogni volta che ci mettiamo a studiare?

                Fabrizia Mininni

Realtà aumentata

Cos'è la Realtà Aumentata?
La Realtà Aumentata (dall'inglese Augmented Reality) è un sistema di grafica interattiva che permette di oltrepassare in tempo reale i confini tra realtà e virtuale attraverso l'aggiunta, in tempo reale di spettacolari elementi multimediali e interattivi.
può far pensare ad un’associazione alla realtà virtuale o alle tecniche di montaggio video ma basta soffermarsi su alcuni concetti fondamentali che rendono la Realtà Aumentata unica nel suo genere:
  • realtà virtuale = mondo virtuale
  • Realtà Aumentata = integrazione fra immagini reali ed oggetti virtuali (mondo reale + oggetti virtuali)
Una delle novità è che non si è vincolati solamente ad una visualizzazione su schermo, ora qualsiasi superficie può diventare un supporto per visualizzare il flusso video in Realtà Aumentata! Rendiamo la cosa più semplice! L'abbiamo vista di sicuro al cinema in numerosi film in cui i protagonisti, indossando un paio di occhiali tecnologici, osservano la realtà ricca di indicatori (orologio, bussola, termometro...) e descrizioni di luoghi e persone utili (anche vocali). Questa tecnologia, come molte altre, è stata sperimentata prima in ambito militare (ad esempio sui display degli aerei) e medico. Negli ultimi tempi si è parlato dell'utilizzo di questa tecnologia in ambito culturale: indossando degli occhiali appositi possiamo camminare all'interno di una città antica come Pompei vedendola nel suo antico splendore (come nuova)! Sicuramente in futuro non potremo fare a meno di indossare occhiali che possono fornirci i nome dello sconosciuto che ci viene incontro in una strada, fino a quel momento possiamo sognarlo!
 Pietro Giancola

Terroni si nasce?



“Costruiamo una nuova Italia”, questo è il messaggio che Pino Aprile ha mandato, durante la presentazione del suo libro “Terroni” al Teatro Tosti di Castel di Sangro, agli alunni dei vari Istituti venuti all’appuntamento.
L’imminenza delle celebrazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia ha portato nelle nostre biblioteche decine di libri su questo argomento, tra questi quello che ha avuto più successo è proprio “Terroni”, per un motivo in particolare… Racconta una verità alquanto scomoda.
Non solo fratellanza e buoni propositi hanno mosso i piemontesi, ma anche un bisogno spasmodico di denaro, di cui il Regno delle Due Sicilie non era affatto sprovvisto.
Omicidi, furti, stupri, saccheggi, questa è la storia secondo Pino Aprile, una storia che il Nord da buon vincitore ha oscurato, continuando da allora a criticare i meridionali, ritenerli inferiori, dei banditi, niente di più, e forse anche qualche cosa di meno.
Il risultato di questo comportamento, soprattutto quando è stato assunto anche dai politici, ha portato all’enorme divario che c’è oggi, leggi e riforme che colpiscono solo in base alla locazione geografica, e disparità uniformi solo al varcare di una linea immaginaria che determina l’inizio della “Terronia”.
I grandi ideali di Mazzini sono stati utilizzati come copertura per poter mandare la feccia del Nord (i famosi mille), accompagnati da mercenari bulgari, alla conquista del Sud, istituendo per la prima volta, anni prima dei gulag russi o dei lager tedeschi, veri e propri campi di concentramento, i morti venivano sciolti nella calce viva quindi i dati sulle vittime sono molto approssimativi, ma si stimano oltre un milione di morti.
Questi “grandi eroi” hanno avuto i più alti meriti militari, non solo per aver lottato circa 12 anni contro “sporchi banditi”, ma anche per aver assassinato centinaia di migliaia di cittadini, aver distrutto centinaia di centri cittadini, come Venafro in Molise, e per aver portato avanti un genocidio che non ha avuto esito, dato che si parla ancora della questione meridionale.
Questo regime di terrore istituito dai nuovi padroni provocò il primo spopolamento del Sud, oltre 20 milioni di meridionali nei decenni seguenti l’unificazione emigrarono dal Mezzogiorno, e quando ciò venne dichiarato reato e impedito durante il fascismo, anche all’interno della stessa Italia, furono fermati con randelli e fucili.
Questi fattori, aggiunti alla chiusura dei più importanti stabilimenti industriali del Sud a causa della miopia del nuovo Stato nei loro confronti e all’incapacità dei politici, hanno portato al primo grado di subordinazione che in un secolo e mezzo non ha potuto fare altro che aumentare.
Ora, dopo essersi presi tutto, ci ritengono una palla al piede e vogliono la secessione… eh beh come biasimarli, dopotutto siamo “terun”.

                Francesco Belfiglio

L’Europa si confronta: i giovani e l'educazione

Dal 19 al 22 ottobre si è tenuto a Parigi un convegno sul tema ” Santé humaine et action sociale -
Education pour une citoyenneté et un développement durable “ a cui hanno partecipato 9 dirigenti scolastici in veste di rappresentanti dei vari Stati europei, (compresa la Turchia), tra i quali la nostra preside Cinzia D’Altorio. Dall’incontro è emerso che l’educazione alla salute non deve essere imposta come una disciplina scolastica, ma come un campo d’insegnamento trasversale che mette in gioco tutte le discipline e il personale scolastico.
Dal confronto, (avvenuto in lingua francese e non in inglese come ci si aspetterebbe), è emerso che migliorare lo stile di vita, e implicitamente la vita dei ragazzi, è un’emergenza di tutti gli Stati, tuttavia la modalità in cui ciò avviene è diversa per ogni Stato.
Si è stati concordi nell’affermare che i docenti, per essere capaci di proporre ai giovani un migliore stile di vita, devono dapprima essi stessi seguire dei corsi di formazione. (Come accade in Francia per il progetto PROFEDUS).
Tuttavia la scuola non deve essere l’unico organo istituzionale ad occuparsi di ciò, ma deve cooperare con centri di aggregazione giovanile, con consultori, biblioteche, centri ricreativi, ecc…
I ragazzi delle scuole poi, non devono essere gli unici destinatari del messaggio delle istituzioni recante un migliore stile di vita, infatti si è proposta l’apertura anche agli adulti, in particolar modo alle donne, perché c’è il bisogno di migliorare l’identità individuale e di conseguenza sociale.
Se ogni individuo è migliore la società diviene migliore.

                Moira Di Paolo

E' uscito il numero di dicembre!!!


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